IL COLOSSO DI BARLETTA - ERACLIO DETTO ARÈ

IL COLOSSO DI BARLETTA - ERACLIO DETTO ARÈ

Il Colosso di Barletta, noto anche come “il Gigante”, è l’emblema della città di Barletta, il simbolo per eccellenza della città.
Si tratta di una statua di bronzo, alta circa 5 metri, risalente a poco meno di duemila anni fa.
Posizionata all’aperto su un piedistallo in pietra nel centro della città, nello specifico sul corso principale della città, Corso Vittorio Emanuele, sorge nei pressi di una delle basiliche più importanti e antiche di Barletta, ovvero la Basilica del Santo Sepolcro.

L'IDENTITÀ DEL GIGANTE DI BARLETTA

Il colosso di Barletta e la sua identità

L'identità

Fino a qualche decennio fa si pensava che il Colosso di Barletta rappresentasse l’imperatore Eraclio I. Studi recenti, però, hanno messo in luce l’erroneità di questa identificazione ed hanno avanzato un’ipotesi molto più plausibile, che ha messo d’accordo gli storici e gli appassionati d’arte. Scartata l’ipotesi che il Colosso rappresentasse l’imperatore Valentiniano III – ipotesi per un certo tempo considerata valida per via della somiglianza della statua con una testa marmorea conservata al Museo del Louvre a Parigi e per gli orecchini di perle sul diadema vicino all’orecchio sinistro – è assolutamente lecito identificare l’effigie bronzea con l’imperatore d’oriente Teodosio II, all’età di trentotto anni, nel pieno del suo splendore imperiale. Questa ipotesi è da considerarsi verosimile proprio per la pettinatura, l’abito e la presenza del gioiello gotico montato sul diadema sulla fronte del colosso, che riconduce ad Elia Eudossia, madre dell’imperatore Teodosio, di origine franca.

LA STORIA

Secondo la tradizione storica-popolare la statua fu ritrovata nel 1204 su uno scoglio nel porto di Barletta, finito lì probabilmente per il naufragio di una nave veneziana al rientro da una crociata.

Lo scoglio su cui fu ritrovata fu chiamato dal popolo “Mamma Arè”, cioè Mamma Eraclio, come se il Colosso fosse stato generato da quella pietra in mare. Tale ipotesi popolare, però, è stata scartata in tempi recenti in seguito agli studi effettuati sul bronzo stesso: la scarsa quantità di iodio sulla superficie ha invalidato, infatti, la romantica storia secolare.

Con molta più probabilità, la statua, elevata a Ravenna, sarebbe stata trasportata in Puglia dietro ordine dell’Imperatore Federico II di Svevia, il quale desiderava abbellire le città imperiali. Il Colosso, secondo alcune ricostruzioni, non era destinato alla città di Barletta ma a Foggia, Lucera o Melfi, per affermare l’autorità imperiale contro gli invasori saraceni. Ma, per ragioni non ancora chiarite, restò a Barletta dove, nel 1491, dopo una serie di vicissitudini, la statua fu rimossa dalla dogana portuale ed eretta proprio davanti alla Basilica del Santo Sepolcro, dove è possibile ammirarla anche oggi.

LA LEGGENDA

La leggenda narra che un giorno il Colosso di Barletta sarebbe sceso dal suo basamento per soccorrere il popolo barlettano, in preda alla paura per la notizia di un imminente attacco ad opera dei saraceni. Tenendo a cuore la città e i suoi abitanti, il Colosso pensò ed attuò uno stratagemma. Non appena vide i nemici avvicinarsi alle mura della città, il gigante si fece trovare mentre piangeva, seduto sul ciglio della strada. I saraceni si intimorirono alla vista del gigante ma incuriositi gli si avvicinarono e gli chiesero il motivo per cui stesse piangendo. A questa domanda Eraclio rispose di essere stato cacciato dai suoi concittadini perché troppo piccolo e debole rispetto a loro e, perciò, inadatto a giocare con loro. All’udire questa risposta, i saraceni si spaventarono immaginando chissà quanto alti sarebbero stati tutti gli altri abitanti. Decisero, quindi, di rinunciare all’attacco e di darsela a gambe levate lontano da quella città. Così, Barletta fu salva e il Colosso fu festeggiato da tutti gli abitanti come un vero eroe. Tornò allora felice e soddisfatto sul suo piedistallo a sorvegliare dall’alto la sua amata città.

CURIOSITÀ

LE GAMBE E BRACCIA DEL COLOSSO

Le gambe e le braccia del Colosso non sono quelle originali: lo rivela, oltre che l’attestazione storica, anche la misura degli arti inferiori che appaiono tozzi rispetto al resto del corpo. Infatti, Carlo II d'Angiò, nel 1309, autorizzò i Frati Domenicani della città di Manfredonia a fondere quegli arti in bronzo per forgiare le campane della loro chiesa a Siponto. La statua rimase, dunque, dimenticata e monca fino al 1491 presso la dogana del porto di Barletta, quando il Comune autorizzò il rifacimento delle parti mancanti e la statua fu collocata sul "Sedile del popolo", una loggia marmorea a sesto acuto di epoca rinascimentale, oggi non più presente, sulla cui base, come detto, è possibile ammirarla tutt'oggi.

L'ORECCHINO

Da una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, spunta un orecchino costituito da due perle. Infatti, era d’uso presso i nobili bizantini appendere un orecchino tra i capelli, mentre i poveri erano soliti indossarlo all’orecchio.

UNICITÀ MONDIALE

Il Colosso di Barletta è attualmente l'unica grande statua al mondo, in bronzo, esposta nella sua versione originale all'aperto e non custodita in un museo

TRASCRIZIONI DELLA LEGGENDA

La leggenda popolare del Colosso è stata trascritta in lingua inglese ed illustrata da Tomie dePaola nell’opera The Mysterious Giant of Barletta.

COME RAGGIUNGERE IL COLOSSO DI BARLETTA

Mappa stradale per raggiungere facilmente il Colosso.
(Doppio click tasto sinistro per ingrandire e tasto destro per diminuire lo zoom)